Monumento a Gianpietro Talamini
Giornalista ed editore italiano, fu fondatore del “Gazzettino” e ne fu il direttore per quasi 50 anni. Nacque a Vodo il 19 novembre 1845 da Gian Bortolomeo "Boluże", maestro, e da Teresa Celotta. Dotato di grande intraprendenza e di impulso per la comunicazione, il 14 luglio 1867 fondò a Venezia il mensile "Gioventù Italiana" e l'anno successivo sempre il 14 luglio il settimanale "Il Cadore"; a Tai di Cadore avviò nel 1873 la prima tipografia cadorina e il 6 giugno 1874 il settimanale “La Voce del Cadore”. In seguito tornò a Venezia, alla ricerca di un sogno che coronò il 20 marzo 1887, creando un giornale rivolto ad una nazione che si stava formando e in cui la gente aveva bisogno di un sua identità. Il Gazzettino si basava su notizie di "cronaca" e di "pubblica necessità": questo format attrasse molto il pubblico, soprattutto perché il singolo cittadino riusciva a trovare un suo spazio di protagonista. Grazie anche al prezzo economico di 2 centesimi alla copia, il giornale diventò a breve uno dei più autorevoli e diffusi quotidiani italiani. Pur lavorando a Venezia, Talamini partecipò alla vita sociale di Vodo, di cui mantenne la residenza e in cui era consigliere comunale per molte iniziative, tra le quali la difesa del bosco, la sicurezza idrogeologica e la ricostruzione delle case e della chiesa distrutte dal bombardamento italiano dell’8 novembre 1917. Persona molto generosa e nazionalista (si offri volontario durante la guerra, ma lo rifiutarono vista l'età), Talamini come molte persone del tempo passò gradualmente da un'iniziale simpatia per il fascismo all’ostilità per la dittatura. Dopo il delitto Matteotti del 1924, egli chiamò in causa Mussolini e da qui seguirono attentati, pestaggi di redattori, devastazioni della tipografia, fino alla sospensione delle pubblicazioni per due mesi.
Morì il 20 settembre 1934, chiedendo di essere seppellito nel "campo comune" di Vodo, tra il popolo che tanto amava.
Vodo lo ricorda con una targa sulla casa natale, con un busto in marmo e un quadro in municipio, con un busto in bronzo nella “Sala della Règola”, col nome del rifugio sul Còl Botèi e col monumento eretto nel 1984 a lato della via Nazionale.
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