Peaio (Peèi) si trova ad una quota di 890 m s.l.m., ai piedi di Vinigo, e a circa 1 km dal comune. Dista 11 km da Tai di Cadore e 19 km da Cortina d'Ampezzo.
Lungo il suo territorio, tra il Boite e l'abitato, è ancora possibile percorrere a piedi l'Antica Strada Regia del Cadore, che collegava la Pianura Veneta con i territori germanici. Di recente costruzione sono invece la Ciclabile delle Dolomiti, che segue parallelamente la Strada Regia e che permette agli escursionisti l'accesso panoramico e facilitato alla frazione e alla zona artigianale “Cosamèi”.
Nei pressi della chiesa si trovano un piccolo monumento intitolato all’inventore del cono gelato Italo Marchioni e una ruota idraulica, a ricordo della segheria e dei numerosi mulini, che si trovavano sulla sponda del torrente Rudan, tanto utili per la sopravvivenza in passato, ma ora scomparsi.
Monumento all'inventore del cono
Il monumento e la ruota del mulino di sfondo
Peaio
Veduta della frazione dalla ciclabile
Il monte Antelao
La parte alta della frazione alle pendici dell'Antelao
Vinigo (Vìnego), chiamata anche "La terrazza delle Dolomiti" per la sua posizione panoramica che domina la valle del Boite, si trova a 1 km dalla statale 51 di Alemagna, a monte dell'abitato di Peaio; dista circa 20 km da Cortina d'Ampezzo. Gli abitanti sono circa 120.
Si tratta di uno dei più antichi insediamenti del Cadore, anche se non si ha notizia di documenti che riportino date certe in relazione alla sua origine. Paese piccolo e caratteristico per la sua architettura, ha un notevole interesse storico per la sua chiesa, che conserva alcuni affreschi della Scuola del Tiziano. E’ situato tra due torrenti: ad ovest il rio Rudan, che dall’Antelao scende attraversando Peaio, e ad est il rio Rugnan, le cui acque, provenienti dallo stesso monte, nella loro corsa verso il Boite azionavano un tempo le macine di tre mulini situati nei pressi del paese. La posizione consente a Vinigo di essere al sicuro da eventuali frane che, difatti, trovano sbocco proprio lungo il corso dei due ruscelli.
Nella prima metà del ‘900 il paese era interamente circondato da campi coltivati a granoturco, frumento, segale, orzo, patate, cavoli cappucci. Essi successivamente hanno lasciato il posto ai prati, il cui fieno serviva per nutrire il numeroso bestiame allevato in loco fino agli anni ‘60/’70, e attualmente ai boschi che sempre più si stanno avvicinando all’abitato vista la scarsità di braccia capaci di contrastarne l’avanzamento. Per lungo tempo la gente del paese ha tratto il suo sostentamento soprattutto dall’agricoltura, dall’allevamento e dal legname. A queste attività si aggiungevano poi, fino ai primi anni del ‘900, quelle dei calderai e dei vetrai, che occupavano gli uomini in particolare nei mesi invernali e che li portavano spesso a peregrinare lungo le strade del Friuli e del Trentino. Nella seconda metà del secolo scorso, infine, le sempre più numerose occhialerie sorte in vallata hanno finito per diventare, poco a poco, le principali fonti di occupazione per la maggioranza dei giovani, che hanno così abbandonato quasi del tutto il lavoro dei campi e dei prati per avviarsi ad una professione senz’altro più redditizia.
Anche Peaio, Vinigo e Vodo, come tutti i paesi del Cadore, hanno conosciuto e sofferto l’emigrazione nelle sue varie forme: quella stagionale nel settore dei gelati verso molte nazioni europee (quali l’Austria, la Germania, l’Olanda) e quella più definitiva anche in altri settori, che ha portato tante persone a cercare fortuna oltreoceano, soprattutto negli Stati Uniti e in Argentina. Attualmente il fenomeno migratorio si è notevolmente ridotto.
Il centro di Vinigo
Il grande orto al centro del borgo
Monte Rite
Il monte visto dal piccolo paese
Vinigo
Vista dall'alto di Vinigo e i campi coltivati